Spiegazione
della
Santa Messa
di
Dom Prosper Guéranger O.S.B
Abate di Solesmes (1805-1875)
XI - SEQUENZA
In alcune solennità
si aggiunge all'Alleluia o al Tratto la cosiddetta "Sequenza", Sequentia.
Essa fu aggiunta al canto della Messa in un'epoca ben posteriore a san Gregorio,
probabilmente verso il secolo IX.
Prese il nome di Sequentia, cioè "seguito", perché
consisteva inizialmente in un testo che si adattava alle note melodiche che seguivano
la parola Alleluia e che si chiamava già Sequentia, prima ancora
dell'invenzione della Sequenza. Si chiama anche prosa, perché in origine non
rassomigliava né agli inni misurati, dei quali si trovano modelli presso gli
antichi, né ai ritmi regolarmente cadenzati, comparsi più tardi. Era
un vero pezzo di prosa che si cantava con semplicità - come abbiamo detto
-, per rivestire di parole il neuma dell'Alleluia. A poco a poco il suo genere
si avvicinò a quello degl'inni.
La Sequenza serviva, così, a dare maggior rilievo alla solennità degli
Uffici e, mentre si cantava, si suonavano le campane e l'organo. Se ne fecero per
tutte le feste ed anche per le domeniche dell'Avvento.
Nella riforma del Messale Romano, avvenuta con san Pio V, quattro di esse solamente
sono state conservate: il Victimae Paschali, la più antica di tutte
e modello di prosa, il Veni Sancte Spiritus, il Lauda Sion e il Dies
iras. Più tardi vi si aggiunse lo Stabat Mater. Il Messale monastico
dei benedettini contiene anche il Laeta dies, per la festa del gran patriarca
san Benedetto, composizione che risale al secolo XVI.